giovedì 11 marzo 2010

(to kill a mockingbird)

la neve
il sibilo degli sci
il ritmo dei passi in montagna
il rumore dell'aria l'attimo in cui, nuotando, respiri
il cadere delle foglie
il ticchettio dell'orologio...
ci sono cose che hanno la straordinaria capacità di frantumare i nessi logicotemporali, e di restituirteli tutti diversi:
diventa centrale l'attimo e non il contesto, il particulare ma non il singolo, l'antitesi e non la sintesi....
sono cose che vengono da lì, dal punto in cui si fabbrica la luce, da dove tutti la rubiamo per poi perderla subito - e lasciare che venga raccattata e immagazzinata, nell'isola del tempo perso o all'ultimo piano delle case.
sono cose che ti privano di ogni punto di riferimento, alienanti. se le guardi troppo a lungo, ti perdi... ma perdersi, e annullarsi, è il modo più comodo per arrivare ad essere il Tutto, forse.
e allora le guardi e ti inghiotte il silenzio,
sospeso nel nulla l'istante prima di cadere,
l'istante dopo esserti lanciato.
e sai di non poterle avere, perchè forse non esistono neppure (e poi, a stringere troppo, rischi di ucciderli.), e
se potessero essere possedute, non le ameresti.

4 commenti:

  1. Indipendentemente dalla pertinenza col libro, Nelle Harper Lee sarebbe fiera di leggere quanto scritto sotto questo suo titolo.
    Probabilmente voleva dire qualcosa del genere quando scriveva :"Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?".

    0.52

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  2. se potessero essere possedute, non le amerei.

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  3. il concetto è più o meno quello, già!

    "sparate finchè volete alle ghiandaie, se vi riesce di prenderle, ma ricordatevi che è peccato uccidere un passero".

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  4. anzi, no. è vero anche quello, ma quello che volevo dire qui è un'altra cosa. solo che è peccato uccidere un passero.

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