giovedì 8 dicembre 2011

sollievo

sarebbe
far esplodere il tempo circolare dell'angoscia
in quello ciclico della vita
con la v minuscola.


sabato 27 agosto 2011

stato di eccitazione permanente

tempismo perfetto, come al solito.
(e ora c'è qualcosa di vagamente fastidioso, di scorretto. qualcosa che mi fa fare un salto sulla sedia ogni due pensieri.)

d'altronde, sono io.
e poi chi sono, io?
io che mi perdo tra milioni di parole buttate giù a caso, per necessità quasi fisica, perchè "per te scrivere è come fare la cacca", senza ordine, solo per purgarmi lo spirito da residui di pensieri,
tossici oltre ogni dire.
io che gioco a fare il personaggio letterario, e che in realtà sarei capacissima di vivere questa vita senza alcun problema, se solo non volessi sempre strafare. e giocare a fare quella interessante.
io che sto zitta in un angolo perchè ho paura che gli altri non mi considerino - perchè come in tutti gli esami, l'alternativa è 30 o non lo passo.

gli altri... forse è vero che sono un'egocentrica altezzosa e snob,
io che credo che la gente sia a un livello leggermente inferiore, e che di media abbia torto.
io che credo di capire sempre tutto, e di essere almeno un paio di passi avanti.
io che liquido i pensieri altrui con un'alzata di sopracciglia,
e che divido il mondo in persone interessanti e l'altra gente.
è per questo che la cosa che mi inquieta di più
è pensare a quante vite ci sono.
a quanti pensieri, intrecci, speranze, relazioni, progetti, preoccupazioni, lampi di genio, rimpianti squallidi, moti di orgoglio, a quanta rabbia, a quanto amore, a quanta energia c'è in ciascuno dei mille volti insignificanti che mi circondano ogni momento.

giovedì 25 agosto 2011

"peut-être."

"je ne sais pas, mais..."

mi innamoro delle maschere perchè spero che servano davvero a nascondere qualcosa.

giovedì 21 luglio 2011

un anno dopo

ho tanto sonno.
e invece che dormire, sono seduta per terra a scrivere col computer sulle ginocchia, regina incontrastata del regno del caos.
intorno a me, a formare un cerchio di raggio fin-dove-riesco-ad-arrivare-senza-alzarmi, giace senza criterio alcuno tutto ciò che potrebbe passarmi per la testa, dal libro di logica alle medicine dal caricabatterie del telefono ai tre moschettieri.

sto cercando di fare le valigie, invano.

ho troppi pensieri per riuscire a scriverli - ogni volta che mi avvicino ad uno, si amalgama con tutti gli altri, in un intreccio talmente fitto da diventare nulla.

domenica 15 maggio 2011

ready-thought

scegliere i pensieri altrui
da quell'ammasso rivoltante di idee in decomposizione che è la terra vista dal cielo
e dar loro un senso nuovo.

venerdì 29 aprile 2011

aisthesis

metti le mani sotto l'acqua calda:
improvvisamente ti rendi conto di essere sola.
solo nel momento in cui immergi le dita nel flusso bollente ti accorgi di quanto è freddo il mondo, e allora ti pieghi e cerchi di immergerti, di annullarti in lui, che ovviamente può coccolare soltanto una mano, due se proprio le tieni strette sotto il getto - e più il palmo si scioglie nel caldo più tremi, un freddo assurdo che viene da dentro, un freddo che quasi ti brucia la pelle dall'interno.

sabato 16 aprile 2011

transfert

è tutto un gioco di specchi,
di scatole cinesi
- dopo un po' non capisci più da dove sei partito,
qual è il vero e quale l'abbaglio.

un po' come chiedersi se oltre questo esiste un mondo "vero", dove vale il principio di causalità: dicono che non abbia senso neanche la domanda.

venerdì 1 aprile 2011

aspettando che si scaldino le polpette

chissà perchè viene sempre voglia di scrivere solo quando si hanno i minuti contati!
forse perchè così ho una scusa pronta per non dover stare a spiegare quel che dico. lo lascio cadere e basta, perchè non si perda, poi lo spiegherò più avanti, ora non ho tempo.
tempo.
sono ossessionata dal tempo.
tempo che passa, che se ne va, che perdo, cos'è, cos'è il tempo, quanto ne ho a disposizione?
ossessionata, davvero, dal tempo. a vent'anni. che a volte sembrano tantissimi.

se fossi davvero capace di voler del bene al prossimo, sarei felice della sua gioia.
e invece.

lunedì 28 marzo 2011

un'orrenda diarrea mentale [cit.]

"le biblioteche dove i monaci studiano risuonano come alveari di api ronzanti"
meraviglioso medioevo col suo horror vacui.
il silenzio non esiste: ogni buco è riempito dall'eco confusa di una parola detta a mezza voce: parole confuse, surreali, che ognuno assapora tra sè e sè. all'osservatore passeggero non possono comunicare nulla, sono parole che appartengono alla voce che le pronuncia, che si chiudono intorno al loro padrone e lo proteggono, lo isolano dal mondo molto meglio di qualunque silenzio. quello che si legge prende vita: scripta manent, ma sono solo le parole dette ad alta voce che diventano vere.

se tutti pronunciassimo sempre ogni pensiero che ci passa per la testa,
o quantomeno tutte le volte che si tratta di un pensiero che nasce già inquadrato e filtrato dal linguaggio, e quindi legato a questo più che ad altri mondi,
riusciremmo davvero a mantenere i segreti, riusciremmo davvero a stare soli.

poi, a un certo punto, qualcuno tace.
una falla nella stiva, un anello mancante nella catena. si crea un varco, il silenzio inizia ad infiltrarsi pian piano, inesorabile.
e in questo silenzio risuona una canzone, La Canzone, rubata per caso per strada.

(capisco? no. neanche quel che penso io. figuriamoci poi i pensieri in altre lingue. è solo che è tutto così strano, così diverso. sono irrimediabilmente gelosa, forse.)

domenica 13 marzo 2011

cloro

il brutto della piscina è che prima o poi ti tocca sempre uscire dall'acqua.
e poi ti bruciano gli occhi anche prima di piangere.

sabato 26 febbraio 2011

soffro di obesità mentale

malattia rara e debilitante (invalidità superiore a 2/3),
che però è possibile curare, grazie

ai complimenti di quelli che non sai se chiamare amici - lo sono più di altri, ma se ci pensi ti viene da sorridere: è un riflesso senza più significato, una ricerca di attenzioni costante, anche ora che è tutto così chiaro, che la natura ha esplicitato i suoi voleri e ha sistemato il tutto in modo armonico;
alle rassicurazioni velate in mezzo a mail politicanti - chissà poi se è fatto apposta o se non se ne è neanche accorto, in entrambi i casi vale un sorriso di fronte allo schermo. e offre una buona interpretazione a quell'alzata di occhi al cielo, magari voleva dire "ma dai, così vai bene";
alle decisioni improvvise e insignificanti: smettere di dare bacini sulle guance se non mi va, e iniziare ad agire un po' più spontaneamente - non avevamo forse detto che questo è l'obiettivo, da raggiungere per assuefazione?
allo studio invidioso di rapporti diversi e irraggiungibili. non posso entrare nelle loro dinamiche, vero? mi piacerebbe tanto che mi trattassero come uno di loro, sono così incredibilmente affascinanti. belli, proprio belli;
all'esistenza di gente che fa sesso anche se bella non lo è per niente, grazie all'espressione da pacione soddisfatto in pieno relax postcoitale;
alle domande senza risposta a cui girare intorno, perchè la cosa più bella è poi sempre ridere delle domande stesse.

sabato 19 febbraio 2011

amori

ideali
inventati
ammirati
invidiati
condivisi

che strana cosa, il tempo.
non è lui che passa, e neanche le cose.
in un mondo immobile cristallizzato incorniciato, trasfigura lentamente i desideri da speranze a sogni.

domenica 6 febbraio 2011

interpretare

bartlebooth
che fissa un tassello, e cerca di carpirne i segreti, decifrarne gli enigmi.

ridiamo dignità ai frammenti,
che non si perdano sullo sfondo dei disegni compiuti.

stupor mundi

anche perchè sono nodi di reti metafisiche, non pescano nel reale.

[e se poi diventa suo amico...
ma perchè, poi?]

giovedì 3 febbraio 2011

non è colpa MIA

spigoli, abbiamo detto.
venite a sbatterci contro, voglio veder correre il sangue.
che sia quello degli altri ad essere versato,
che io non debba preoccuparmi di come mi muovo,
di cosa mangio,
di che giorno è,
delle medicine da prendere.
voglio
che will non muoia,
voglio
stare ferma al centro del centro, e che il mondo inizi a girare vorticosamente,
e che veniate tutti
tutti
a sbattere contro di me,
e che vi facciate male.
voglio vedere quanto siete fragili,
quanto siete facili da rompere anche voi.

che gli spigoli servano a qualcosa.

voglio poter perdere tempo,
e saper uccidere i gatti.
sono il problema centrale, i gatti
- soprattutto quelli morti.

o meglio, il problema centrale è che li amo.
i gatti morti,
e i triangoli omo.

e no, non ho nulla da dirti,
nulla da nasconderti.
potresti fidarti, se solo tu volessi.

domenica 30 gennaio 2011

spigoli

stupidi spigoli.
forse dovrei ricoprirmi di gommapiuma, prima di entrare in contatto col mondo.
(per fortuna c'è chi è masochista abbastanza da passarci accanto...)

il punto è che quando si racconta in francese
le parole prendono vita
e corpo.

sabato 15 gennaio 2011

step number three.

où commence-t-il le Jadis?

c'è una nebbia che non ci si vede, che non se ne va. ma i fantasmi mi rendono felice, oggi - come tutte le volte in cui sono già felice, la nebbia ha un effetto universalizzante, e ora sono in pace anche con il mondo che si estende al di là del mio naso.

forse è il fatto di fermarsi, a proprio agio, nel bel mezzo di un disequilibrio che forse si stabilizza, o oscilla e casca dall'altra parte, e allora è buffo e va tutto bene.
forse è che dovrei cercare di accettare lo spazio, quello in 4 o 5 dimensioni in cui nuotano i pensieri, piuttosto che cercare di neutralizzarlo riempiendolo di cazzate in horror-vacui-style.
forse dovrei capire chi sono, per poter passare al livello 4
(chissà quante vite ho ancora e con che codice si bara).
forse è che la felicità incredula riflessa funziona,
oppure che quello che mi importa è creare un contatto, e poter rimanere
per sempre
tra loro.

mercoledì 5 gennaio 2011

supponiamo per assurdo

supponiamo.
supponiamo per assurdo.
assurdo
assurdo
assurdo
assurdo
teatro dell'
supponiamo.

supponiamo che tutto sia perfetto, che la neve tenga, che ti scivoli via come ombra nel vento e che la tua risata oscuri le stelle.
supponiamo che tu sia felice, perfettamente felice.
che tu preghi in francese dei sconosciuti e che loro ti ascoltino, e che il mondo canti, e ti passi davanti, fuori ma accanto, alberi cristallizzati in altre epoche che conservano il segreto del finito.
supponiamo che ogni minuto ti avvicini a casa, ma senza uscire dal sogno.
supponiamo che il sole splenda ancora, e faccia freddo, anche senza neve.
supponiamo che tu continui a sognare, in quell'euforia stupida in cui ti trascinano i sogni che si avverano senza farti male, senza accorgerti che neanche nei sogni puoi manipolare le anime, attenta, è qui che compare l'assurdo.

sognare non costa nulla
- stai solo vendendo l'anima.

e raimundo benvindo silva sfiorò la rosa bianca con le dita.
lui, lui forse ti somiglia. lui e il suo NON che finì per stravolgere l'assedio di lisbona.