venerdì 24 dicembre 2010

a te

grazie.

[blue. blue.blue.
(blueblu.)]

martedì 21 dicembre 2010

bolle (blu)

se farle esplodere è Peccato,
prenderle in mano senza romperle
è un disastro.

domenica 12 dicembre 2010

perfezione

dio,
onnipotente proprio perchè riesce a sopportare l'idea che nella sua creazione esista il male.
è solo l'uomo che non riesce a sopportare le asimmetrie, monito costante dei suoi limiti, memento mori.

è solo l'uomo che brama per l'azione,
che vuole fare qualcosa, qualunque cosa.
anche cercare di cambiare l'ordine dei pensieri per seguire un sorriso.

e se, soffocata dalla noia, non fossi in grado di amare?
e se, per amare il vento, dovessi dargli un nome?
e se, amando tutto, non amassi niente?
(ma in fondo, l'amore filiale è incesto?)

ps: sappi di avermi dato da pensare. mi hai stupita.
(e odio avere sempre ragione, in fondo. può rivelarsi... scomodo)

giovedì 9 dicembre 2010

7 chicchi rubati

dita sporche di inchiostro e melagrana.
la vita e la morte, sembra sangue, sangue rosso e sangue blu, che cos'hai fatto chi hai ucciso perchè?
dimmelo tu, Blimunda, dimmi tu perchè, guardami,
guardami come sono davvero,
fissami scrutami vedimi,
la vedi? la vedi la nuvola chiusa che mi serra la gola, è tua.
prendila.
prendi per mano il Sette-Soli, lui cieco, lui monco, prendigli la mano perchè il suo artiglio sappia come muoversi, dove aprire, ti regalo la mia volontà, Blimunda, a te e al vostro folle progetto, le volontà malvagie sono quelle più potenti, le uniche a poter attrarre l'ambra che attragga la calamita che dia vita all'uccellaccio, le uniche forti abbastanza da tener su il sole, etere sospeso a metà, rifiutato dal paradiso, che come sporca vendetta protegge questo mondo.
prendila, Blimunda, tu che sei l'unica a vederla, sono stanca di coccolarla in segreto, liberami da questa maledizione

"che ti ritorni in mente, dopo che sarai morto, tutto ciò che in te è di Odisseo, e che non ti lasci mai in pace"

perchè i geni sono geni anche quando dormono.

e non dire mai ad alta voce le tue paure, è così che dio ha creato il mondo.

venerdì 5 novembre 2010

sogni

una schiera di koala assassini
(con gli occhi vitrei
o lo sguardo coccoloso)
mi acchiappa la mano per strada
senza rispondere a domande mute.

poi fuggo in francia.

lunedì 25 ottobre 2010

metalinguaggio

le... à...
chissà poi perchè quando penso ad un modulo, lo penso in francese.
così come per le lettere formali.
in ogni caso, sarebbe difficile compilarlo: se l'aereo si sta staccando dal suolo, sono ancora a londra? o gli aeroporti vanno comunque classificati a parte? e che ora dovrei mettere, londra o bologna?
e poi, perchè tutte queste domande? non te le sei mai posta, iniziando a scrivere.
ma forse oggi è diverso.
ora
è diverso.
hai in mano una biro, non la tastiera - vedi tutte le cancellature, disegni, sottolinei. usi le maiuscole. scrivere acquista quasi più significato, e ti perdi nelle spirali blu.
ma, soprattutto, non devi scrivere, ma mettere ordine in tutto quello che hai buttato giù in questi due giorni, di corsa, di nascosto. devi - vuoi - immergerti di nuovo, subito, in quel caos schizofrenico di emozioni vivissime, contrastanti, totalizzanti, che l'aeroporto era riuscito a sedare con la sua apersonalità.
3... 2... 1... partiti.
col cavolo che l'aeroporto mi ha calmata.
chissà dove siete, laggiù, in quella distesa di luci, migliaia di vite sempre più lontane - che ora, con le luci di cabina accese, non si vedono più.

tempo di regolare l'orologio. GMT + 1.

caos. sai, no? tante cose tutte assieme
devo, devi, aspettare un attimo e digerirle una alla volta.
a culo, così.
cercare sottintesi per sport.
e chissà cosa mi sto inventando e cosa invece è successo davvero - la memoria rivissuta crea quasi più mondi delle possibilità lasciate andare, o delle scelte.

voglio una casa, qua.
mia, senza nessuno che sbocca nel lavandino, dove io possa sfogare il mio bisogno di ordine (e qui si vede come tutto è relativo!) e dove tu possa venire a sentirti a casa, my love.
in cambio ruberei solo un po' della tua luce, per amalgamare il miscuglio tra ciò che sono e ciò che vorrei essere.
emulsione instabile che così impazzisce,
mi hai rubato una parte di me.

e in realtà è un legame di riflesso,
mediato.
due satelliti che girano intorno allo stesso centro di gravità prima o poi si scontrano.
è per questo che siamo legati, lo so - ma ciò non toglie che faccia un po' male
un male dolce, adorabile
glukupikron.

a londra il cielo è più vicino,
le nuvole proteggono e sorridono.
e c'è un parco ad ogni angolo, e gli scoiattoli ti guardano e sputano anche sui tuoi problemi.
riempiti gli occhi di londra, fissa le nuvole il cielo le sagome nere su tramonti supposti, che i profili di case lontane riempiano il vuoto, quel buco tremendo
- brandelli lasciati a sbattere al vento
pallini di storie lanciati per strada
ti guardi le mani
e ti chiedi perchè

di corsa, di corsa,
you did it, relax, you jump on a train and you're flying away...
di corsa, di corsa, o ti fa troppo male
- e lo sai.
e mi tieni la mano e cammini al mio fianco e

and time goes by...
voglio rubare il tempo, ma non capisco la musica.
centre for possible studies.

ed è così difficile ricostruire tutto (ovunque tu sia)
ci si prendono tanti di quei pali mentali...
sono stanca. e anche tu lo sei, o hai qualcosa che ti preoccupa
- cosa darei perchè tu venissi a dirmi cosa c'è. a dirmi cosa cerchi, con gli occhi sempre a terra, sfuggenti, vuoti.
che sia, in fondo, quel che cerco io?
(superbia...)

e sono già riuscita a richiamare solo i momenti malinconici.
perchè non riesco a scrivere di sarah, di mao, del loro inglese troppo veloce e della gioia quando sono riuscita a capire la prima frase? perchè non so raccontare il sapore delle cheese-cake e dei cioccolatini, la luce di ieri, la vista che c'era, il sorriso che ci è nato insieme, la gioia di trovarti - finalmente - a victoria, the Light in your eyes...
forse è che non vanno raccontate, non si possono dire.
le cose belle si rubano in silenzio, di nascosto,
con lo sguardo ribelle di un bambino sfrontato.

o forse è che ormai sono qua, e di quell'altalena di sentimenti fortissimi rimane un'orribile, sorda, perenne malinconia di sottofondo.

sabato 23 ottobre 2010

"quale sarà la mano che illumina le stelle?"

furto di spazio
furto di tempo.
arte.
il punto è che i quadri si rubano,
e solo uno alla volta.
(requiem per tutta l'arte che vive nascosta
in mondi che il nostro ha rifiutato)

scuoia la tua anima per me.

venerdì 15 ottobre 2010

principio di conservazione della difficoltà

"se una cosa è difficile, non c'è niente da fare: anche cambiando metodo, la difficoltà da qualche parte salta fuori, eh!"

e con tutto ciò, ieri sera ero proprio felice.

domenica 10 ottobre 2010

contatti

certo che l'uomo è una bestia strana.
o forse sei solo tu, il resto del genere umano si muove dritto sui cardini della logica e della coerenza - ma tu non riesci a trovarli, non li sai seguire, non li vedi, non capisci.
sarebbe divertente guardare da fuori la giostra folle di cui mi sforzo invano di tenere il ritmo, scandito da sotterfugi cadenzati e balle cantilenate a denti stretti in un sorriso.
the monkey in my lugs se la starà spassando.

la parte più buffa è quella del contatto con l'altro, il contatto fisico, senza alcun dubbio.
anni e anni passati a creare barriere, a definire spazi,
per poi accorgerti che quel che vuoi è che qualcuno superi la barriera e riempia lo spazio - sono lì apposta per dare importanza e sacralità al suo gesto.
tu
sì tu,
tu che sei mio amico,
tu che non mi hai mai vista,
tu che passi per caso senza voltarti,
tu che leggi che corri che ami che vivi,
vieni, avvicinati, guardami, allunga la mano in questo spazio gelatinoso, questa collosa terra di nessuno che mi avvolge, affondaci la mano,
e toccami.

e invece
- gesti mimati da lontano, barriere che si toccano si sfregano si amano
sotto gli occhi tristi di chi devono proteggere.

[per fortuna ci sono le poesie mandate ogni sera via internet]

domenica 26 settembre 2010

perdendo brandelli di essenza per strada

your letters do all say that you're beside me now.
then why do i feel alone?
i'm standing on a ledge and your fine spider web
is fastening my ankle to a stone...

sabato 18 settembre 2010

rosa rosa

forse non è il libro giusto.
no, forse no.
ma metterlo giù per scrivere non è stato facile, è ipnotico, devi andare avanti, per forza, sempre più veloce, saltando brandelli di frase, tanto sai quello che sta dicendo, tanto poi tornerai a guardarlo bene, intanto devo leggere, leggere tutto, spiritata, finchè non finisce, finchè non ti lascia spossata a guardare una pagina bianca.

e ti costringe a pensarci, e a ripensarci, e quella sottile angoscia di sottofondo esce allo scoperto e ti attanaglia lo stomaco.
e uno, e due. e tra un attimo, quasi defilato, senza far rumore, il terzo.
così, nel nulla, senza troppe cerimonie, di corsa. e intanto non cambia niente, intorno è sempre la stessa storia. c'è sempre la stessa signora nello stesso letto, e lo stesso ignoto e ancestrale rito del cibo. gli stessi piccoli gesti, su cui ruota l'economia di vite che non sanno, non vedono non si accorgono del buco che hai dentro, non sentono ticchettare l'orologio, non vedono quello che sta per succedere, che è accaduto, e che ora è già quasi normale.

forget what people say: i'll stick to what my heart cries.
(e forse è davvero meglio se ora cambio suoneria)

giovedì 9 settembre 2010

pari e patta

[ovvero sia "mal comune mezzo gaudio"]

ecco. se non riesci più a comunicare neanche per iscritto, sei davvero finita.
45 minuti per un'e-mail - neanche nei tuoi trip peggiori, neanche nelle mail più folli ti sei trovata così in difficoltà.

"avevo cambiato idea".
e il castello di carte saltò per aria.

e ora, ora dove scappo per non vedere i buchi che lasciate?

sabato 4 settembre 2010

impressioni

uffa.
e io che ero convinta che il mio lato sbrilluccicoso e pieno di utopistici cuoricini mi avesse resa ridicola solo agli occhi della me più severa,
a cui ha mandato all'aria cinque anni di disciplina quasi perfetta.

venerdì 3 settembre 2010

sola in una città ostile!

[ovvero sia "how to have fun in pise in 20 steps"]

step 1: capire dove sei. e magari dove devi andare.
step 2: spiegare a due francesi cosa sono i pinoli. senza saperlo dire nè in francese nè in inglese
step 3: attaccare bottone in fila per entrare al concorso (e non sentire che ti stanno chiamando)
step 4: avere una bidella che ti porta merendine, acqua e succhini a metà dell'esame
step 5: studiare storia sdraiata sotto la torre
step 6: girovagare di panchina in panchina leggendo julia invece che ripassare storia (e il giorno dopo avere il tema proprio su quello che non hai riguardato)
step 7: passare due ore a provare le biro in una cartoleria
step 8: al ristorante, scrivere milioni di messaggi perchè non sai dove guardare mentre aspetti
step 9: arrivare all'esame di storia e renderti improvvisamente conto che le 237 persone che hanno scelto un'altra materia sono state molto più intelligenti di te
step 10: avere il Logos che ti armonizza l'esistenza
step 11: mangiare un gelato il più lentamente possibile per sentire lo zucchero che entra in circolo e ti rianima (e finire a fare un paciugo immondo scandalizzando una coppietta spagnola)
step 12: giocare con le bolle di sapone di un bimbo
step 13: "non è un concorso di ammissione, ma una prova di compatibilità!"
step 14: spendere all'incirca 4€ ad ogni telefonata
step 15: andare a una cena romantica in compagnia di kant e i suoi prolegomeni
step 16: trovare il prof di filosofia incredibilmente familiare
step 17: incontrare una concorrente a colazione e cercare con nonchalance estrema di sbirciare cosa sta ripassando
step 18: rompere la penna del commissario cercando di firmare per la presenza
step 19: mettere il nome sul 'artoncino, il 'cartoncino dentro la busta, la busta dentro l'altra busta e sigillare il tutto
step 20: scherzavo, è stato bello, arrivederci e grazie!

[il tutto condito dai giovani comunisti sezione di pisa che facevano proselitismo all'ingresso delle prove]

sabato 28 agosto 2010

telefonofobia

mi sta passando.
quasi.
mi schiarisco la voce prima di fare il numero, e conto gli squilli sperando che in realtà non risponda nessuno - ma ogni volta è un po' più naturale.
divento vecchia.

e ho attaccato gli ultimi volantini in un corridoio pieno di sole
e mi hanno dato una mano, sorridenti,
e non c'erano ragazzi, ed era fuori dal tempo,
e ho sorriso.
ho sorriso, felice, perchè non era più il mio posto ma c'era ancora tutto, e ora so che, se voglio, posso tornare a farmi coccolare.

e poi, vada come deve andare.
"relax, whatever u'll end up doing it will be great."

giovedì 26 agosto 2010

vjera rostòva

[e dire che la sua ansia di onniscienza non risparmia neanche i baffetti di liza...
e non si è mai chiesto in che mondi fuggiva, distogliendo lo sguardo appannato da felicità a cui non era invitata, da risate che sarebbero potute essere sue.]

non è che fosse passato poi troppo tempo, dall'ultima volta che ci ero stata.
210 giorni, mi dice il mostro - e senza questo mare di informazioni inutili non saprei come affogare la noia.
eppure... eppure era cambiato tutto.
con la neve si era sciolta la poesia.
e anche tutti i contorni, gli obiettivi, le storie, le parole, l'euforia, i sogni.
ma era tornato alla luce quello che la neve aveva conservato, nascosto... non so, una sorta di amore malinconico, di affetto per il creato, senza un oggetto preciso.
e amare tutto e tutti, sacrificarsi per sempre per amare significava non amare nessuno, significava non vivere di questa vita terrena, come disse andrej - e forse è per questo che non lo so dire, e ho passato giorni a disegnare spirali su fogli che trovo per caso studiando italiano.

solo che io ho paura del vuoto. come ho paura del buio.

lunedì 2 agosto 2010

senza-legge

passo, passo, passo
ostinazione da mulo, forse.
piano, piano, per andare d'accordo con quell'ammasso di ossa e carne che quest'anno non vuole fare il suo dovere e si rifiuta di correre su, in alto.
va bene lo stesso, in fondo - andiamo piano, piano, ma andiamo.
un passo dopo l'altro, sempre più in alto, e ad ogni passo lasci cadere un pensiero, a segnare la strada del ritorno.
e finalmente trovi il ritmo giusto,
quello che ti permette di pensare a passo di danza, di accordare ogni parola ad un movimento, che ti permette di andare avanti all'infinito e intanto raccontarti storie, creare mondi, riscrivere quello che è stato.
e il bello è che ci credi.
finchè continui a camminare, sei talmente concentrato da credere a tutto, anche le storie che ti racconti da sola.
e allora fuggi, fuggi, e le immagini diventano nitide, e le storie armoniose, lineari, logiche, necessarie. tutto deve essere andato così come stai pensando, per forza.

e all'improvviso... all'improvviso guardi avanti,
e c'è il nulla
- o tutto, ormai non ha più senso distinguerli.
è Gioia,
amore per tutto, la vita, il mondo.

il problema è quando torni giù,
e guardando in alto ti accorgi che non eri tu, a dominare il mondo, ma il mondo che ti ha relegata in esilio su una cima perduta;
e capisci che le storie erano storie, e quella volta, invece di rispondere, hai riso e abbassato gli occhi, e dietro l'angolo non ci sarà nessuno;
e quando leggi nei suoi occhi che si voltano
che in fondo
fai un po' ridere.

mercoledì 7 luglio 2010

chiacchiere surreali

difetti di comunicazione.
io non sapevo ma non è possibile ma tutti sì ma non credevo se io avessi saputo
e ora?
ora...
e abbiamo bevuto,
e tu mi guardi strano
(e due. evidentemente l'idea che esprima amore è inconcepibile)
e cosa pensavi di fare?
pensare? ma ti sembra che io pensi prima di parlare? o di scrivere?
non sei tu.
lo so, sono scelte. è la situazione. è che ho paura.
non hai capito niente. niente. sono tue paranoie
io
io
io

parole che si ammassano, aggrovigliano, sono solide, ti viene voglia di toccarle, coccolarle, modellarle, hanno un po' la consistenza del pongo, un po' unte, corpose, pesanti, un po' come quando hai riempito tutti i buchini del braccialetto d'oro di pongo verde,
ecco,
sono un po' come un braccialetto da bimba d'oro pieno di pongo verde.
e guardi le parole da quando nascono, e le segui, e le assapori, e forse non le capisci, e intanto ti chiedi se dovresti fare qualcosa, oltre a sorridere annuire guardare in basso incrociare le braccia guardare strano immaginare come sarebbe se
ed è tutto così assurdo.
stupida.

la-ragazza-di-cui-si-parla-alla-mamma.

martedì 6 luglio 2010

le passanti

Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.

A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.

Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.

(e gira gira, si torna sempre a fissare una stupida icona)

venerdì 25 giugno 2010

happyness

ahah!
lots of flowers for me.

thanks, world,
and thanks, cocci,
and thanks, you.
e al diavolo tutti gli altri:
gioia più completa, qui dove sono è perfetto.

quasi in bilico.
a posto, tutte le carte in regola per arrivare in alto, il top del top, il tuo snobismo intellettuale è (quasi) salvo.
...ma c'è quella piccola pecca, il varco, la crepa nel muro, la via di fuga.
sei libera, se vuoi. puoi scappare.
via facile, comoda, puoi scappare portandoti via tutto quello che vuoi, fai pure due giri, cara.
possibilità positiva, squisitamente aristotelica.
e ad indicarti la strada c'è lui - che hai sempre guardato da lontano, e ora è lì, lo puoi quasi toccare, lo sfiori, ridi, estasi di piacere folle. tu sei, sei tutto quello che vuoi.

lunedì 21 giugno 2010

egoismo.

mancava qualc*

ma serenamente.
è solo che
si balla un po' perchè si deve
è l'ultima.
finito.
ultima scintilla.
che strano.
ma così doveva essere,
così io volli che fosse
(e non è da intendere superomisticamente)
così volli che andasse,
e così voglio, in realtà,
ma ieri
mi è mancato,
serenamente.

(ma forse è stato meglio, poi ti senti in colpa - e così era tutto così etereo da essere sereno, anche gli show inaspettati)

giovedì 10 giugno 2010

but in some ways, also here.

io spero
in nuovi disequilibri
(tono neutro, strascicato, da messa. professione di fede.)

vedo
altre scene in altri mondi
rido
pensando a come sarebbe stato, a com'è.
perchè this wonderful crazy paradoxical unique jenesaispasquoi forse può esistere solo in questo, è quell'in some ways che specifica, che lega, non può esistere da nessun'altra parte con nessun altro. è troppo altro. non può essere definito, alla greca non va - era maschile, e poi era diverso.

schemi. che strana cosa.
chissà come sarebbe vivere senza superio.

sarebbe un altro mondo.

but in some ways
mi protegge.
così
è così

puro.

(hand in hand, i follow the light)

domenica 6 giugno 2010

post

bene.
a questo punto, vorrei salire in macchina e guidare lungo la fondovalle fino ad uccidere anche il più piccolo e insignificante brandello di pensiero.

e invece andrò a fare la tesina.
sulla responsabilità.

giovedì 3 giugno 2010

amor fati

mare.
il mare dondola.
è giusto
che il mare dondoli.
lo so che il verbo "dondolare" stona, che sa un po' di autistico, di disadattato, di innaturale.
il mare ti culla, si arrabbia, sbuffa, oscilla, sonnecchia, urla, infuria, giace, collega, divide, unisce, nasconde, rassicura, ondeggia, spumeggia, si increspa, si frange, biancheggia (notate che la citazione carducciana è stata abilmente destrutturata), respira (rendiamo grazie al Bro per le audaci personificazioni) e chi più ne ha più ne metta.
ma soprattutto dondola.
e dondolano le cose che ci sono appoggiate sopra,
in modo un po' autistico, disadattato, innaturale.
giusto, però.

forse è davvero il primo segnale di una crisi nervosa imminente, forse è la stanchezza che mi ha fuso i neuroni... ma guardare le cose da una prospettiva diversa è esaltante. vederle dal punto di vista dell'infinito, ecco, fa ridere. fa ridere e saltare ed essere felice per tutto, perchè tutto ha un suo posto, dal dondolio al sole alla sabbia alle risate.
tutto ha un suo posto, e se è un posto strano, assurdo, apparentemente sbagliato, non importa, non cambia: i miei pensieri dondolano come il mare su cui giacciono, e solo le cose assurde riescono a ritrovarsi al loro posto.
e così, facciamo ordine.
non posso che ringraziare il Cielo, gli Eventi, la TYXH, i miei naturali e/o indotti ondeggiamenti, che hanno saputo mettere in ordine perfetto eventi assolutamente paradossali.
per conoscenza, eccone un rapido e simbolico elenco:
la loro beltade,
i suoi ricordi,
il posto d'onore sulla lavagnetta,
gli applausi,
il mare,
il sole,
la simpatica particolarità che li accomuna, e su cui sto ricamando assurde teorie,
la sua comprensione,
la sparizione -finalmente- degli equivoci,
i concerti di cui non capisco niente,
le sezioni da bambini delle librerie,
le incognite future e la commozione presente,
il suo essere modello ideale.
va tutto bene così: rido e saltello da un'immagine all'altra.
va bene così, e vi amo.
vi amo, o vi mao.
o vi mangio, perchè in spagnolo amare si dice comer.

sta finendo tutto, e sono serena.
è pazzesco come questi anni siano passati in fretta, e come siano, nello stesso momento, tutta la mia vita.
sta finendo, e deve finire, e dopo c'è il nulla.
la possibilità, sia essa aristotelica o kierkegaardiana.
sta finendo. in realtà non l'ho ancora capito davvero, ma sta finendo.
forse dovrei solo ringraziarvi.

grazie.

giovedì 27 maggio 2010

dalla regia

strano. proprio strano, come guardare le cose dall'altra parte.
come essere in un altro luogo,
nel punto dove va a morire la tangente,
nella barriera gelatinosa dello specchio.
altrove, in nessun luogo, ovunque.

ok, forse esagero.
ma il teatro ha qualcosa di assurdamente magico. meravigliosamente potente. crea mondi, sconvolge l'ontologia del reale senza preoccuparsi della coerenza, cristallizza la quarta dimensione - come ebbe a dire qualcuno.
e se quando reciti sei dio, la forma, delirio onnipotente ed eterno, possiedi il tempo e lo annulli in te,
e quando assisti sei materia, metti a disposizione la forza vitale e ti fai plasmare, ti dimentichi chi sei e diventi altro, tutto, vivi al di fuori della tua stupida maschera e così facendo dai forza alla creazione (veder recitare in un teatro vuoto è impressionante, innaturale),
lei
chi è?
lei, lui, io. noi, nascosti dietro l'ultima fila, sensi all'erta, costretti a rimanere nella nostra pelle, lontani dalla creazione che senza di noi non sarebbe possibile, attenti a monitorare tutto, esultare o piangere in silenzio
luce 27 traccia 12 buio sipario sfuma archetto 6 buio tutti luce sfuma sfuma video buio traccia 18 luce in proscenio
lei, che guarda in silenzio la sua creazione prendere vita, e sorride, ed è suo, tutto questo, in fondo:
lei lo sapeva, come sarebbe stato? se lo immaginava? l'aveva visto, vissuto?

sei in fondo, al di fuori di tutto, sveglio, attivo, reattivo.
non sei rapito dal vortice creativo e non ti lasci andare.
galleggi a metà, appeso per un piede alla luna.
ed è meraviglioso e magico lo stesso.

domenica 23 maggio 2010

"coccaaaa, i cucchiai!"

primo pomeriggio di sereno cazzeggio.

adoro perdere tempo.
camminare e guardare le nuvole.
fare a pezzi il prato, strappi un filo lo sventri togli metodicamente tutti i semini e poi lo dividi in parti uguali e ricominci.

adoro essere al centro dell'attenzione,
essere teatrale,
essere utile,
fare qualcosa,
fare rumore
- e qui non ci sono persone che ho paura di sporcare, di contaminare, sono tutti rumorosi, ci si ruba la scena con serena competizione.

adoro ripensare,
smontare e rimontare,
far venire il mal di mare alla gente
e riderne un po'.

insperato, non c'è che dire. probabilmente è stata solo una congiunzione astrale favorevole, unita a qualche bicchiere di vino... ma notevole, decisamente.
la cosa bella dei teatranti è che puoi fare tutto il rumore e le scenette che vuoi - e sorridi, e urli, e giri, e ti inchini con fare seicentesco quando il dovere ti chiama, tu dama dei cucchiai e delle teorie egocentristiche. e così facendo sei, esisti, vivi, proteggi a costo della vita pentole di fagioli e ridi, e fai compagnia e abbracci e graffi e sibili e decidi una buona volta che espressione fare, perchè è tutto un gioco. perchè le espressioni un po' strafottenti, un po' autoritarie, un po' superiori sono facili, e non rischi di cadere in patetici cartelloni pubblicitari.
le conferme vengono da piccole cose. dall'essere riconosciuta, inserita tra le cose normali - da quello sbuffo irritato e sorridente, "lo so". dai ricordi non troppo univoci e non troppo chiari, dalle pretese da smontare. da questa esaltante follia, nuovo frizzante e stupido amor fati.

[zeno aveva la matita e la potrona club, io un pouf e il computer.]

giovedì 20 maggio 2010

(recitando)

dio.
io
sono
dio
.

domenica 16 maggio 2010

if the moon could speak, it would say nothing

è un po' come se
a questo punto,
Flora
non avesse nulla da dirmi.

e mi lasciasse sola a cercare la Luce in apoteosi di bianco,
a guardare indietro e pensare,
ricordi,
illusioni.
e senti la vita e la guardi, e ti vedi
provare.

(mai sognare prima di uscire. mai sognare ad occhi aperti. mai sovrapporre due mondi divisi.)

lunedì 10 maggio 2010

illuminazione

je prefère
ma Raison pas raisonnante

sabato 8 maggio 2010

to be me.

sii te stessa.

per essere me, dovrei conoscermi, e accettarmi.
ma se conoscersi è morire,
e sono colei che mi si crede,
per accettarmi devo mettere in conto la mia dipendenza dall'altrodame.

accetta di avere bisogno di conferme,
e trovale in quel che ti circonda.
accetta di essere tante persone diverse,
foto di gruppo colorata.
accetta di non essere autonoma,
e legandoti al mondo
troverai la tua essenza.

giovedì 6 maggio 2010

once upon a time

ma una volta
non c'era una via di mezzo tra dilaniarsi per i sensi di colpa e fare il povero martire ingiustamente vessato da un destino crudele benchè lui si sia sempre mantenuto puro e, soprattutto, fedele alla Verità?

mah... forse l'unica è lasciarsi trasportare dal
vento.

tanto, in un modo o nell'altro, qualche casino lo combini sempre!
(certo che non è possibile che l'unica volta che... bah!)
posto questo, lasciati trasportare.
il Vento ti farà da guida.
balaustrata di brezza
per appoggiare stasera
la mia malinconia
(e mi perdonerà l'impaginazione sbagliata e l'assenza del bianco.
i miei pensieri riempiono il vuoto e il silenzio.)
certo che anche quella
è stata una conversazione notevole.
chissà cos'avrebbe detto se.
ma va bene così,
anche se è stato divertente sbirciare dietro l'ombra di un sorriso stirato.

(ed era l'ultima lezione di fisica. lutto. e panico.)

lunedì 3 maggio 2010

berlino 2 - kierkegaard

e con questo ho toccato il limite.
quando riesci a infilarci dentro
kierkegaard,
sei arrivata al fondo

requiem per la logica

{e c'è gente che non soffre il mal di mare. shock.}

berlino 1 - ofen

memoriale:

regolarità e razionalità
alienate
generano il caos:
vuoto e asimmetria
definiti da sole, alberi e risate.

e io ricordo e piango,
e un po' mi sento in colpa.

martedì 27 aprile 2010

momenti

leggere un libro non è un'esperienza riproducibile.

è un viaggio, una magia, in cui ogni fattore ha un ruolo fondamentale.
ogni volta che apri un libro, sei diverso - e diverso sarà il libro.
il libro lo costruisci tu, lo determini, lo animi, lo vivi.
nel mondo che crei, ti oggettivi.
ti alieni, se vuoi metterla così.

alcuni libri vanno riletti,
tante tante volte.
altri no:
la magia dura un attimo, e non puoi replicarla.

venerdì 23 aprile 2010

"ma non mi dire!" (agorafobia e contemplazione estetica)

"immergendoci nello stato di contemplazione pura, noi ci liberiamo per un istante da ogni volontà, da ogni desiderio e da ogni preoccupazione; ci spogliamo, in un certo qual modo, di noi stessi; non siamo più l'individuo che pone l'intelligenza al servizio del volere, il soggetto correlativo alla cosa particolare, per il quale tutti gli oggetti diventano motivo di volizione; ma, purificati da ogni volontà, siamo il soggetto eterno della conoscenza, il correlato dell'idea. [...] liberati dalla tirannia furiosa della volontà, ci solleviamo in certo modo al di sopra della grave atmosfera terrestre."

panico. c'è troppa gente.
troppa, troppa - il tempo non scorre in maniera lineare, qui.
e non riesco a studiare, se mi schiacciate.
alienazione.
sociale ontologica psicologica gnoseologica
.totale.
straniamento dato dai miei libri salva vita, dalle telecamere che livellano ogni differenza, ogni umanità, ogni problema:
basta cambiare prospettiva, e i tuoi problemi sembrano subito così piccoli e stupidi.
ma continuo a non capire.

perchè?
perchè??
perchè???

e se non capisco, non riesco ad accettare
(molto fisica sociale, se volete - comprendi colloca argina)
va oltre il caso particolare,
oltre questo istante,
oltre oltre oltre
tutto è legato, impregnato di voluntas,
corrispondenze spiazzanti che ti riportano indietro nel tempo - e quello che cambia non è che fenomeno, velo di maya.

(forse è egocentrismo.
cosa ti fa credere che sia tutto fatto per te?)

poi, tutto cambia.
e sparisce.
tutto
tutto, tranne i colori, la musica, e lui.

"...soggetto puro di conoscenza, ed un limpido specchio del mondo: nulla può angustiarlo e commuoverlo; avendo spezzato ciascuno dei mille fili che ci tengono attaccati alla terra: il desiderio, il timore, l'invidia, la collera, e simili passioni, che ci sconvolgono e dilaniano atrocemente."

lunedì 19 aprile 2010

logico, no?

se vuoi cancellare il ricordo di una figuraccia, raccontala a tutti - è il modo più veloce per buttarlo fuori dalla tua testa.


(e se ti senti vuota, mangia.)

domenica 11 aprile 2010

black sea

one clear night while the others slept, I climbed
the stairs to the roof of the house and under a sky
strewn with stars I gazed at the sea, at the spread of it,
the rolling crests of it raked by the wind, becoming
like bits of lace tossed in the air. I stood in the long,
whispering night, waiting for something, a sign, the approach
of a distant light, and I imagined you coming closer,
the dark waves of your hair mingling with the sea,
and the dark became desire, and desire the arriving light.
the nearness, the momentary warmth of you as I stood
on that lonely height watching the slow swell of the sea
break on the shore and turn briefly into glass and disappear...
why did I believe you would come of nowhere? why with all
that the world offers would you come only because I was here?

mark strand
[man and camel]

venerdì 9 aprile 2010

eskerrik asko

vedi,
non sono brava ad andare da qualcuno,
abbracciarlo,
dargli un bacio
e confessargli che gli voglio bene.

"grazie"
è più facile da dire.

giovedì 8 aprile 2010

...se ti tagliassero a pezzetti...

faber, faber...
ma se mi tagliassero a pezzetti, il vento li raccoglierebbe?

[forse, però, la morale di questa favola è proprio che conviene evitare di farsi tagliare a pezzetti, piuttosto che aspettare che il vento si degni di raccoglierli.]

"ed è proprio la sua qualità di intellettuale, con l'eccesso del pensiero, il continuo osservarsi e studiarsi, a raggelare i suoi sentimenti, a bloccarne l'azione, ad isolarlo dalla vita che scorre fuori e lontano, irraggiungibile."
essere un topos della letteratura decadente ti autorizza a crogiolarti in un titanico vittimismo
- sola anima pura tagliata smembrata perseguitata da un mondo crudele.

martedì 6 aprile 2010

4 - bilbao (tempo)

spirali.
viaggio all'interno della mia mente,
avanti e indietro in tempi vissuti e sognati e cambiati e reinterpretati
passo e angoscia, passo e speranza, passo e meraviglia.

viaggio spiritualromantico,
non ho mai pregato così tanto,
e in modo così illogico.
ho pregato tutto,
da Dio all'Oceano
(di cui ora mi farò sacerdotessa).
e chissà se è vero che accetta le preghiere di tutti.

et cette fichue fissation pour les dates.
pour le temps.
pour le Jadis
- che in questa lingua non esiste.
forse, se non tenessi il conto dei giorni, sarebbe più facile godersi il sole.
forse, se non sapessi che oggi è oggi, potrei pensare ad altro.
ma forse mi piace stupirmi ogni momento di come tutto cambi, e il tempo voli e resti fermo.

sabato 3 aprile 2010

3 - donostia (tartaruga)

non ha occhi, l'isola tartaruga.
ma so che mi sta guardando.
mi metto comoda, al centro del sole disegnato sulla spiaggia deserta (quella spiaggia che tra un po' sparisce, inghiottita dall'oceano), a fianco dell'impassibile cercatore d'oro che non mi degna di uno sguardo.
lei, invece, mi fissa. aspetta che le racconti.
ed io racconto.
racconto a modo mio, smontando e rimontando,
hegelianamente intellettualoide,
senza una logica e senza un'ordine,
milioni di pixel alienati e alienanti,
emozioni decontestualizzate,
interrogativi angoscianti e alogici, forse.
lei non si scompone, ascolta.
non fa domande, ascolta e sa.
capisce, mette in ordine e fila la trama di una storia mai vissuta e sempre sperata, la trama di un sogno limato, studiato - ora pronto per essere letto e mandato nel mondo.

2 - donostia (oceano)

se il mare è il femminino, la morte, l'oblio,
l'oceano è vita e forza.
non è blu... grigio, bianco, verde, apoteosi di urla divine - ma è dal blu che nasce, vomitato da quello stesso cielo contro cui si impenna, schiantandosi in brandelli di rabbia.
sono blu le sue viscere, nascoste... nasce dall'oblio cercato in tutti i mari, gli istanti perduti si raccolgono qui, e da qui, infrangendosi in milioni di spruzzi, si mescolano alla pioggia, all'aria, impregnano la terra e il tempo, e tornano alla vita.

[attrazione pura]
dolore sommerso e sublimato, dolce,
ombra negli occhi di una risata ribelle.
forse è questo che cerco.

1 - barcelona

è l'aria di qua, che fa bene.
arriva ovunque, anche dentro l'aeroporto, oltre le barriere, le reti, i muri.
aria di vita, frizzante, pulita - immagino che lo smog l'abbiano anche loro, ma è tutto un po' diverso, le cose hanno contorni più netti, come se tutte le mie Io mettessero a fuoco la stessa cosa.
dà vita, questa città.

the cruellest month

april is the cruellest month, breeding
lilacs out of the dread land, mixing
memory and desire, stirring
dull roots with spring rain.
winter kept us warm, covering
earth in forgetful snow, feeding
a little life with dried tubers.

t. s. eliot

martedì 30 marzo 2010

(evitiamo di pensare ai catastrofici risultati delle regionali immergendoci in estasi mistiche)

terza ora di storia&filosofia.
ore 18:45.
temporale, tuoni e lampi. dopo i simpatici risultati delle ancora più simpatiche elezioni, sa molto di "potrebbe andare peggio - potrebbe piovere!"

ma se quando esci da scuola inizia a piovere col sole...
è davvero un momento magico. cristo che rinasce, o che viene creato da milioni di speranze.
l'assoluto che si svela, che ti viene a salvare da un mondo meschino.
e visto dall'alto, questo mondo è bellissimo.

estasi mistica in una luce generatrice,
che apre gli occhi su piani alternativi.
non cancella le contraddizioni, le antitesi, ma ti lascia intravedere una sintesi sublime e stranamente immanente...
lo sai di essere magico, mondo?
lo sai di essere bello,
sai che ti amo oltre ogni possibile logica?

domenica 21 marzo 2010

moto armonico

funzione continua, periodica.
eterna e monotona.
ti culla e ti angoscia, sempre uguale e sempre diversa, infinita e determinata in ogni suo punto da regole ferree.
alto e basso, tira e molla, me e te,
io e non-io,
gioia e dolore,
angoscia ed euforia,
tutto si rincorre senza un motivo, uno scopo, un risultato.
si torna sempre al punto di partenza,
un po' diversi e sempre gli stessi,
prevedibile.
ma non finisci mai di stupirtene,
di piangere e di ridere.

guardando attraverso un vetro, a volte ti stupisci di quello che non senti.
sono sempre i buchi che si sentono con più forza,
l'assenza di qualcosa.
si vede bene con le apparizioni momentanee:
sul momento non ti rendi bene conto, è troppo strano anche per stupirsene.
ma tutte le volte che passi in quel posto, dopo, ti meravigli che il miracolo non si ripeta.
quando svanisce un'abitudine è diverso: ti aspetti che tutto cambi, e in realtà non cambia nulla.

tuffi nel passato.
come se nel passato non ci vivessi già di mio!
ma il mio passato è subliminato, ripensato, depurato.
quando ti riportano quel che era veramente, di solito ti senti incredibilmente stupida.
o ti rendi conto all'improvviso di come tutto sia cambiato - e non ti fa male, fa solo un po' ridere.
ma ci sono punti dello spaziotempo entangled, legati da emozioni pure.
e a volte ti ritrovi catapultata in istanti già vissuti,
nella gioia pura,
nell'assenza di pensieri,
in un salto e una canzone.

il processo di produzione della luce non può che essere sociale.

venerdì 19 marzo 2010

(hi, world. how are you today?)

sun is shining!
please, please, let it shine.

(thanks)

e il sole cala pianopianopiano,
e tu ridi,
e butti la testa indietro e vedi
all'improvviso
una stella.

e sei felice,
e intorno non c'è altro che luce,
anche se ormai è tardi.
non sai da dove viene, e non puoi saperlo
e non importa,
c'è.
e, alla fine, questo mondo lo ami alla follia.

domenica 14 marzo 2010

dietro lo specchio (ovvero "preghiera dell'angelo custode")

bella.
che strano: è tanto che la conosco, e non mi ero mai accorta di come fosse
bella.
soprattutto quando è concentrata:
bella.
lingua tra le labbra, mano ferma, e mi guarda con due occhi diversi.
bella.
piega un po' la testa e mi guarda,
bella.
che strano, è tanto intenta da tenere la bocca aperta, ma è
bella
lo stesso. ora più che mai.
bella.
è diversa, ora. come una magia. ha uno sguardo diverso, stano, novus.
bello.
e quelli? mai visti. continua a toccarli, a giocarci... e sorride. chissà da dove vengono. mi piacerebbe passare di là, ogni tanto, vedere com'è.
bella.
starei a guardarla per ore, cercando di capire cosa mi dice, cosa pensa, come fa a muoversi in quel mondo strano.
e invece niente:
se ne va... non fatele del male,
non oggi che è così
bella.

giovedì 11 marzo 2010

(to kill a mockingbird)

la neve
il sibilo degli sci
il ritmo dei passi in montagna
il rumore dell'aria l'attimo in cui, nuotando, respiri
il cadere delle foglie
il ticchettio dell'orologio...
ci sono cose che hanno la straordinaria capacità di frantumare i nessi logicotemporali, e di restituirteli tutti diversi:
diventa centrale l'attimo e non il contesto, il particulare ma non il singolo, l'antitesi e non la sintesi....
sono cose che vengono da lì, dal punto in cui si fabbrica la luce, da dove tutti la rubiamo per poi perderla subito - e lasciare che venga raccattata e immagazzinata, nell'isola del tempo perso o all'ultimo piano delle case.
sono cose che ti privano di ogni punto di riferimento, alienanti. se le guardi troppo a lungo, ti perdi... ma perdersi, e annullarsi, è il modo più comodo per arrivare ad essere il Tutto, forse.
e allora le guardi e ti inghiotte il silenzio,
sospeso nel nulla l'istante prima di cadere,
l'istante dopo esserti lanciato.
e sai di non poterle avere, perchè forse non esistono neppure (e poi, a stringere troppo, rischi di ucciderli.), e
se potessero essere possedute, non le ameresti.

mercoledì 10 marzo 2010

(neve)

la neve ha qualcosa di profondamente illogico, ed è per questo che mi piace, in realtà.
un'immensa coltre bianca che copre tutto, dividendoti dal mondo circostante, lasciandoti sola coi tuoi pensieri e con le tue emozioni, che rimangono l'unica realtà e l'unico punto di riferimento.
abbandonati a fluttuare nel nulla, tutti i gesti perdono di significato.

ma nello stesso momento ogni minimo movimento diventa importantissimo, centrale, unico, necessario.
la neve frantuma la finalità, e la riconduce all'essenza.
catalizzatore di emozioni,
un po' come le spirali.

domenica 7 marzo 2010

joyce

paralysis - epiphany - escape.
tentativo di escape.
eveline... evy!
perchè? perchè no?
vai, corri, fuggi.

se non in questo, in un altro mondo.
in un sogno.

leopardi e il suo pessimismo storico vedevano nella ragione e nel progredire della scienza la causa della crescente infelicità dell'uomo: la ragione ci svela l'impossibilità di raggiungere quel piacere infinito che è l'essenza della quete.
ma se a un certo punto la scienza stessa diventa indeterminata?
non posso lo stesso arrivare alla felicità?
se le mie illusioni sono sogni qui, potrebbero essere realtà altrove.
potrebbero essere realtà per un'altra me in un altro mondo,
dove vivo comunque io.
dove vivo in sogno.
(se si invertisse il processo storico, e le illusioni tornassero a dominare, nessuna coscienza potrebbe far collassare le sovrapposizioni di stati).
e poi, se l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo si toccano,
il piacere momentaneo, istantaneo, immediato, indefinito, non quantificabile, scisso, atemporale,
è la felicità.

ps: "sigh"?

lunedì 1 marzo 2010

past

è un po' come se
improvvisamente
i miei elettroni

fossero diventati positroni.

(e comunque ci sarebbe da chiedersi in che mondo, secondo gli inglesi, il past sarebbe simple e il present perfect)

martedì 16 febbraio 2010

(occupando)

there was a time.
forse, in un altro universo, io ho spostato la mano.
che strano... al terzo giorno di occupazione, tutto quel che mi viene in mente quando prendo in mano una penna è questo.

il sonno moltiplica i dejà-vu.
e rende indolori gli strappi - perchè, in fondo, non ci sono strappi: basta non sbirciare, e i mondi restano abbracciati.

chiudi gli occhi.
regressione all'infanzia, e switch di universo:
tutto ciò che avrei potuto.
sei un simbolo, stupido luminoso confine del mondo,
e non riesco a smettere di fissarti.

martedì 9 febbraio 2010

*

un morceau de la pomme originaire est resté coincé au centre de ma gorge.

(forse ho solo bisogno di
vento.
una tempesta.)

domenica 7 febbraio 2010

posso chiamarti amico-di-penna?

e raccontarti il mondo come lo vivo,
la realtà della mia monade
?

sabato 30 gennaio 2010

paranoie

così incredibilmente sola.
così stupidamente sola.
ci sono un sacco di motivi decenti per cui sentirsi soli: se sei fuori dal sistema, se sei contro il sistema, se ti hanno abbandonata piantata tradita, se il mondo cospira contro di te eccetera eccetera eccetera.
e invece no.
quella solitudine stupida, quando ad abbandonarti è l'ottimismo della volontà, e la volontà stessa.
quella solitudine inutile di quando accendi la luce sulla camera in disordine.
quella solitudine gelida di quando torni a casa da sola alle 5 con lo zaino ancora in spalle, e ti chiedi cosa stai facendo. cosa hai fatto, cosa farai.
di quando disegni spirali su un foglio di appunti, sorridi e ridacchi e annuisci.
di quando non dovresti avere tutte quelle paranoie, ma per fortuna non sai quel che sto pensando ora o non saresti qui a parlarmi.
di quando vorresti aiutare, vorresti fare, e invece torni ad aprire il libro di storia, guardando le pagine senza vederle e mangiando nutella.

è proprio stupido, e inutile.

mercoledì 27 gennaio 2010

lo spirituale nell'arte

la profondità la troviamo nel blu. la vocazione del blu alla profondità è così forte, che proprio nelle gradazioni più profonde diviene più intensa ed intima. più il blu è profondo e più richiama l'idea di infinito, suscitando la nostalgia della purezza e del soprannaturale. è il colore del cielo. se è molto scuro dà un'idea di quiete. se precipita nel nero acquista una nota di tristezza struggente. se tende ai toni più chiari diventa invece indifferente e distante. più è chiaro, meno è eloquente, fino a giungere a una quiete silenziosa: il bianco.

lunedì 25 gennaio 2010

"emmaus"

io e lei abbiamo un gioco segreto - ci scriviamo di nascosto da noi stessi. parallelamente a quello che diciamo e viviamo insieme, ci scriviamo, come se fossimo noi due, ma una seconda volta. di quel che scriviamo in quelle lettere - bigliettini - non parliamo mai. è lì che diciamo, tuttavia, le cose vere.

sabato 23 gennaio 2010

libertà

sottili giochi di equilibri
studiati a tavolino.

(ma rispettare le regole,
è una scelta?)

martedì 19 gennaio 2010

...è un periodo da parole altrui.

in coro con me cantate:
sapere, nulla sappiamo.
arcano, il mare da cui veniamo.
ignoto il mare in cui finiremo.
posto tra i due misteri
è il grave enigma: tre
casse che chiuse una perduta chiave.
la luce nulla illumina,
il sapiente nulla insegna.
la parola dice qualcosa?
l'acqua, alla pietra, dice qualcosa?

antonio machado, da "proverbios y cantares"
tradotto da guido ceronetti

domenica 17 gennaio 2010

le città e gli scambi. 2.

a Cloe, grande città, le persone che passano per le vie non si conoscono. al vedersi immaginano mille cose uno dell'altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, i morsi. ma nessuno saluta nessuno, gli sguardi s'incrociano per un secondo e poi si sfuggono, cercano altri sguardi, non si fermano.
passa una ragazza che fa girare un parasole appoggiato alla spalla, e anche un poco il tondo delle anche. passa una donna nerovestita che dimostra tutti i suoi anni, con gli occhi inquieti sotto il velo e le labbra tremanti. passa un gigante tatuato; un uomo giovane coi capelli bianchi, una nana; due gemelle vestite di corallo. qualcosa corre tra loro, uno scambiarsi di sguardi come linee che collegano una figura all'altra e disegnano frecce, stelle, triangoli, finchè tutte le combinazioni in un attimo sono esaurite, e altri personaggi entrano in scena: un cieco con un ghepardo alla catena, una cortigiana col ventaglio di piume di struzzo, un efebo, una donna-cannone. così tra chi per caso si trova insieme a ripararsi dalla pioggia sotto il portico, o si accalca sotto un tendone del bazar, o sosta ad ascoltare la banda in piazza, si consumano incontri, seduzioni, amplessi, orge, senza che ci si scambi una parola, senza che ci si sfiori con un dito, quasi senza alzare gli occhi.
una vibrazione lussuriosa muove continuamente Cloe, la più casta delle città. se uomini e donne cominciassero a vivere i loro effimeri sogni, ogni fantasma diventerebbe una persona con cui cominciare una storia d'inseguimenti, di finzioni, di malintesi, d'urti, di oppressioni, e la giostra delle fantasie si fermerebbe.

(les ombres errantes)

tout est perdu.
tout est égaré comme la goutte d'eau dans la nappe immense de la mer.
qu'est-ce que la mer?
chaque océan est une larme du temps.
qui pleure au fond de l'Etre?

martedì 12 gennaio 2010

scrivere

fluttuo in una malinconia blu.
il blu è il colore dei miei pensieri, che si rincorrono come onde, senza fretta, senza scosse - il blu è un colore meravigliosamente fluido, indefinito, si adatta alla dolcezza e alla rabbia allo stesso modo.
versatile.

fluttuo, dicevo, ai limiti dell'oblio, come tutte le volte che ho tempo.
overdose di potere, delirio di onnipotenza, è un adagiarsi su nuvole azzurrine che accolgono le tue isterie, e le cullano finchè non si addormentano col sorriso sulle labbra: e il ticchettio dell'orologio scandisce i tuoi pensieri, e li accompagna.
è tempo rubato, ma questo non importa: non c'è bisogno di riciclare il tempo sporco, perchè non rimangono tracce dei delitti metafisici.

fluttuo e penso, un sorriso pigro all'angolo della bocca, penso agli angeli, e ai mondi paralleli.
penso a come io viva delle parole altrui, come idolatri chi sa raccontare.
a come chi idolatro sappia raccontare.

non c'è nulla di logico, se non una smisurata ammirazione.
soprattutto per chi non ha bisogno di raccontare, di scrivere - ma regala qualcosa al mondo.
c'è un briciolo di invidia, in effetti: io ho bisogno di scrivere, ma non sono brava. non che questo importi qualcosa - per quel che devo fare, basta saper mettere in fila tre parole, e avere qualche amico misericordioso che le legge, per farmi un favore. la scrittura diventa, per me, un mezzo per dire quel che non dico, per inviare messaggi subliminali, per sentirmi un po' più viva.
ma è una scrittura troppo incentrata su di me per creare davvero.
forse creo di più quando leggo. lì sì, che la mia tendenza a riversarmi in quel che faccio può essere utile - trasfusione di vitalità a parole di altri, che hanno di che nutrire i mondi di cui sono portavoce.

scrivete delle storie, per me.

lunedì 11 gennaio 2010

libere associazioni mentali (tanto per far prendere aria ai neuroni, in realtà)

oggi - sole - accompagnate - puttane.

casual relationships - che è diverso da casual sex, evidentemente. chissà se è possibile davvero, o se devi essere un raggio di sole caduto dal cielo per accettare fino in fondo che le cose vadano dove la Sorte le conduce. spero che basti saper sbrilluccicare un po', in realtà...
in italiano, non c'è una parola analoga. se dichiari di perseguire il contrario dei piaceri catastematici, non capisce nessuno - e poi non è proprio così. una casual relationship si basa sull'assunto fondamentale che il futuro non è prevedibile nè influenzabile - o che quantomeno non ne vale la pena. o non ne hai voglia. o rovinerebbe il momento. per cui, concentrati su quel che ti fa piacere ora, e se domani non ti andrà più, amen.

...non è proprio una concezione ciclica, più che altro a spirale. torni al punto di partenza, sì, ma nel frattempo sei cambiato... e ogni sintesi diventa una nuova tesi, a cui si contrappone una nuova antitesi, in un processo infinito.
(e in effetti, non è proprio un deja-vu)

"cavolo, temo proprio che questa roba di fisica di piaccia!" (c'è un motivo se non scelgo, baby)

oggi ho studiato per due ore e mezza di fila. erano secoli e secoli che non mi capitava, e mi ha fatto sentire stranamente bene. forse dovrei farlo più spesso. e magari non proprio all'ultimo secondo.

sto facendo scoppiare una marea di palloncini, ultimamente. non con l'accendino da ubriaca, come gli amici, di ceres... no, lucidamente e all'antica, con uno spillo.
chissà perchè lo faccio.
voglio dire, a volte la Sorte complotta contro di me, e contro i miei maglioni azzurri che mi rappresentano tanto bene.
ma a volte, sono proprio io.
vabbè. l'unico problema è che poi mi mancano.

giovedì 7 gennaio 2010

silenzio

stamattina sono stata catapultata sulle rive di un fiume. il più grande fiume del myanmar - dove si vive non solo sulle sue rive. mi hanno abbandonata in un paesino, uno di quegli sputi là, con le palafitte di bambù sotto cui razzolano le galline. non mi ricordo neanche più come si chiamava.
paralizzata, vedevo le cose come in sogno, come attraverso un vetro: non sentivo nulla, anche se vedevo moe moe gridare di gioia e saltargli al collo, e vedevo lei piangere dalla commozione (please don't cry!), e vedevo l'astuccio, i letti in fila, i sorrisi sussurrati, le speranze passate di mano in mano.
volevo rimanere lì. rompere il vetro, mischiarmi a loro, aiutarli, fare qualcosa.
e invece niente. finita l'ora, mi sono trovata al mio solito banco della succursale, a fissare senza vederli i limoni del quaderno di fisica.
e invece niente, mi sono trovata a fissare il mio, di astuccio, pieno di penne e di matite, tutte rigorosamente appuntite, temperate autisticamente ieri pomeriggio.

ma se lo vuoi davvero, le montagne le muovi.
e la luce torna nel mondo.

mercoledì 6 gennaio 2010

odiochemifaccianostoriel'unicavoltachesonoinritardoperchèsonoalcomputer

mi sono dimenticata di salvare.
peccato, le parole sono sempre una consolazione, un supporto - almeno finchè manent: ormai, anche gli scripta volant... o tempora o mores.

parole... sì, sono indubbiamente un valido surrogato ad una scalata, almeno finchè vengono lette.
si instaura uno strano rapporto tra chi scrive, chi legge e le parole: sono veicoli, messaggeri, trasportatori di linfa vitale. la rubano a chi legge per portarla al loro creatore... e se non vengono lette, si rivoltano contro chi le ha buttate allo sbaraglio nel mondo sbagliato e lo strangolano, piccoli infidi vermicelli di lettere. per cui leggete, leggete sempre: salverete delle vite.
d'altronde, è il giusto prezzo per un potere assoluto, quello di creare. chi scrive, come chi compone, chi suona, chi dipinge, crea. è un po' romantica, come visione, d'accordo - ma sono circondata da romanticismo, è inevitabile. l'ambiente influenza sempre.

maybe I found a treasure.
potrebbe anche non essere male, in realtà: non è quello che si chiede sempre al genio magico?
chissà cosa chiederei io, ad un genio. non so, ho tanti desideri da se-il-mondo-fosse-diverso, ma nessuno che vorrei realmente mettere in atto qui&ora, sarei costretta a dire addio a tutti gli altri.

martedì 5 gennaio 2010

la vita (disegno preparatorio)

quello vero è diverso. l'albero è più grande, ti fa venire voglia di seppellirtici dentro e rimanere lì, in vortice di colori, sogno nel sogno - a sbirciarla di nascosto, la vita.
ma qui, nella preparazione della vita, non c'è bisogno di nascondersi e proteggersi, e puoi ballare coi musici.
exceptis admodum paucis ceteros in ipso vitae apparatu vita destituat perchè prepararla, la vita, è quasi più emozionante che viverla sul serio: nessuno (o quantomeno admodum pauci) vuole smettere di sognare per trasferirsi nella realtà.
ma se decidi di ritirarti in un sogno, in un quadro di chagall, dev'essere una scelta definitiva. dopo una catastrofe del genere, per rimettere le cose a posto ci vuole parecchio.
stand-by.
tanto, tra un po', si torna a casa.

domenica 3 gennaio 2010

dubbi

"who sat in boxes breathing in the darkness under the bridge, and rose up to build harpisichords in their lofts,
who threw their watches off the roof to cast their ballot for Eternity outside of Time,
who lounged hungry or lonesome through Houston seeking jazz or sex or soup, and followed the brilliant Spaniard to converse about about America and Eternity,
who wandered around and around at midnight wondering where to go, and went, leaving no broken hearts"

gli spicchi di infinito mi salvano sempre... grazie.
oggi è una giornata strana, che scorre oleosa, lasciandoti un sapore strano in bocca, lasciandoti la sensazione di non aver fatto quel che dovevi, di stare perdendo tempo nel modo sbagliato, di stare creando fumarole omicide nelle isole.
forse dovrei fare qualcosa, invece che stare a guardare mondi creati dentro bolle di sapone.
chissà, forse, poi, la strada che lega questi mondi è lastricata di poesie.

sabato 2 gennaio 2010

simboli

perfetta unione di corpo e spirito, sintesi della doppia natura umana. non puoi affidarti ad oggetti deperibili, no, ma neanche al semplice pensiero: è difficile rimanere concentrati, la memoria si sfalda... serve un promemoria, un rimando, un aiuto. e regalare simboli è la cosa migliore del mondo - non importa se gli altri non capiscono, tu hai detto quel che ti premeva, l'hai sussurrato nel modo più dolce possibile.

il punto è che mi sento estremamente in debito col mondo.

ma che succede se i simboli devono fare i conti con la Realtà? se esistono solo nella mia testa, ma io agisco nel mondo...
tu, ad esempio. esisti? esisti davvero, così come mi ti mostri, come io ti immagino? la tuo ousia, è bella come il tuo fenomeno, come la mia rappresentazione di un te supposto? se non c'è, non è un problema, basta che esista nel mio pensiero... è se tu, mio lettore confuso, sei diverso da come io ti penso, e me lo sbatti in faccia, che iniziano i problemi.

(capodanno)

c'è un momento, mentre guardi i fuochi d'artificio, in cui la singola illusione smette di essere. subito prima, però, si ferma, cristallizzata in una miriade di minuscoli frammenti.
e il tempo smette di esistere, si annulla, e lascia scappare i sogni in dimensioni alternative, parallele, irraggiungibili. tante piccole comete, guide delle speranze di popoli interi, che fuggono da questo mondo sempre uguale.
mi piacerebbe seguire quei brandelli di speranza, "fuggire dall'orbita/e non voler ritornare".
chi viene con me?

triade

tre è il numero perfetto,
e le parentesi quadre sono porte per altri mondi.
se rimani imprigionato nella barriera gelatinosa dello specchio, puoi fuggire solo volando sulle parole di altri.
parassiti della fantasia, nascosti sotto il vello delle capre di polifemo o portati dal cavallo bianco del principe azzurro, ci facciamo salvare da mondi grigi.
(notare il plurale maistatis, e la vocazione cromatica)
ma attenti a non chiudersi in altre prigioni, più infide, dorate - il vero saggio è autonomo.

io non sono saggia, no.
dipendente dal'altro, dall'esterno, dal non-io, dalla natura - dipendente dall'affetto, dalla comunicazione: quando inizi ad addormentarti col cellulare in mano, e a guardarlo spasmodica alle 3 di notte, forse vuol dire che da sola non sei più nulla.

dichiarazione di poetica, manifesto

voglio far vivere. far resuscitare cose, come Cristo che rinasce quando piove col sole. voglio scrivere, perchè i pensieri premono le tempie e la malinconia creatrice dev'essere condivisa.

è evidentemente il periodo, la magia arcana nata da secoli di ardore fedele che ancora non siamo riusciti a distruggere - le speranze altrui sono un sentiero per l'iperuranio.
ma questa volta nuoto, invece che saltellare, e noto a rana, per annullarmi in istanti liquidi e ritrovare me stessa in bollicine traslucide. in questo pallore opalescente, indolente, sognante, mi sento spiata. è strano, di solito l'attenzione va rubata, strappata a forza: è quello che faccio con le risatine, gli urli, le storie. si raccatta interesse e lo si tiene sotto controllo, nello stesso momento.

nuoto nel vasto mare dell'essere, cercando corrispondenze tra le cose - e le esprimo in simboli incomprensibili, unione perfetta di corporeità e spiritualità, natura e soggetto, specchio dell'Assoluto. non importa, in fondo, se sono incomprensibili: voglio urlare cose che gli altri non devono, in realtà, sapere - se le dico e non capiscono va bene.

la Realtà? è pensiero, sogno, emozione. venite con me a rubare sogni ai bambini, ad ascoltare il respiro del mondo: vi seguo, ma dovete continuare a raccontare, al ritmo delle onde.

premessa

vi è mai capitato di avere troppi pensieri per la testa?
ecco.
io devo scriverli. ma buttarli giù sulla carta e chiuderli in un cassetto sembra così sterile... meglio sigillarli in una bottiglia e lanciarli in mare. c'è sempre la speranza che qualcuno legga, e capisca.
purtroppo, il mare scarseggia, dalle mie parti... per fortuna c'è internet.