lunedì 25 ottobre 2010

metalinguaggio

le... à...
chissà poi perchè quando penso ad un modulo, lo penso in francese.
così come per le lettere formali.
in ogni caso, sarebbe difficile compilarlo: se l'aereo si sta staccando dal suolo, sono ancora a londra? o gli aeroporti vanno comunque classificati a parte? e che ora dovrei mettere, londra o bologna?
e poi, perchè tutte queste domande? non te le sei mai posta, iniziando a scrivere.
ma forse oggi è diverso.
ora
è diverso.
hai in mano una biro, non la tastiera - vedi tutte le cancellature, disegni, sottolinei. usi le maiuscole. scrivere acquista quasi più significato, e ti perdi nelle spirali blu.
ma, soprattutto, non devi scrivere, ma mettere ordine in tutto quello che hai buttato giù in questi due giorni, di corsa, di nascosto. devi - vuoi - immergerti di nuovo, subito, in quel caos schizofrenico di emozioni vivissime, contrastanti, totalizzanti, che l'aeroporto era riuscito a sedare con la sua apersonalità.
3... 2... 1... partiti.
col cavolo che l'aeroporto mi ha calmata.
chissà dove siete, laggiù, in quella distesa di luci, migliaia di vite sempre più lontane - che ora, con le luci di cabina accese, non si vedono più.

tempo di regolare l'orologio. GMT + 1.

caos. sai, no? tante cose tutte assieme
devo, devi, aspettare un attimo e digerirle una alla volta.
a culo, così.
cercare sottintesi per sport.
e chissà cosa mi sto inventando e cosa invece è successo davvero - la memoria rivissuta crea quasi più mondi delle possibilità lasciate andare, o delle scelte.

voglio una casa, qua.
mia, senza nessuno che sbocca nel lavandino, dove io possa sfogare il mio bisogno di ordine (e qui si vede come tutto è relativo!) e dove tu possa venire a sentirti a casa, my love.
in cambio ruberei solo un po' della tua luce, per amalgamare il miscuglio tra ciò che sono e ciò che vorrei essere.
emulsione instabile che così impazzisce,
mi hai rubato una parte di me.

e in realtà è un legame di riflesso,
mediato.
due satelliti che girano intorno allo stesso centro di gravità prima o poi si scontrano.
è per questo che siamo legati, lo so - ma ciò non toglie che faccia un po' male
un male dolce, adorabile
glukupikron.

a londra il cielo è più vicino,
le nuvole proteggono e sorridono.
e c'è un parco ad ogni angolo, e gli scoiattoli ti guardano e sputano anche sui tuoi problemi.
riempiti gli occhi di londra, fissa le nuvole il cielo le sagome nere su tramonti supposti, che i profili di case lontane riempiano il vuoto, quel buco tremendo
- brandelli lasciati a sbattere al vento
pallini di storie lanciati per strada
ti guardi le mani
e ti chiedi perchè

di corsa, di corsa,
you did it, relax, you jump on a train and you're flying away...
di corsa, di corsa, o ti fa troppo male
- e lo sai.
e mi tieni la mano e cammini al mio fianco e

and time goes by...
voglio rubare il tempo, ma non capisco la musica.
centre for possible studies.

ed è così difficile ricostruire tutto (ovunque tu sia)
ci si prendono tanti di quei pali mentali...
sono stanca. e anche tu lo sei, o hai qualcosa che ti preoccupa
- cosa darei perchè tu venissi a dirmi cosa c'è. a dirmi cosa cerchi, con gli occhi sempre a terra, sfuggenti, vuoti.
che sia, in fondo, quel che cerco io?
(superbia...)

e sono già riuscita a richiamare solo i momenti malinconici.
perchè non riesco a scrivere di sarah, di mao, del loro inglese troppo veloce e della gioia quando sono riuscita a capire la prima frase? perchè non so raccontare il sapore delle cheese-cake e dei cioccolatini, la luce di ieri, la vista che c'era, il sorriso che ci è nato insieme, la gioia di trovarti - finalmente - a victoria, the Light in your eyes...
forse è che non vanno raccontate, non si possono dire.
le cose belle si rubano in silenzio, di nascosto,
con lo sguardo ribelle di un bambino sfrontato.

o forse è che ormai sono qua, e di quell'altalena di sentimenti fortissimi rimane un'orribile, sorda, perenne malinconia di sottofondo.

sabato 23 ottobre 2010

"quale sarà la mano che illumina le stelle?"

furto di spazio
furto di tempo.
arte.
il punto è che i quadri si rubano,
e solo uno alla volta.
(requiem per tutta l'arte che vive nascosta
in mondi che il nostro ha rifiutato)

scuoia la tua anima per me.

venerdì 15 ottobre 2010

principio di conservazione della difficoltà

"se una cosa è difficile, non c'è niente da fare: anche cambiando metodo, la difficoltà da qualche parte salta fuori, eh!"

e con tutto ciò, ieri sera ero proprio felice.

domenica 10 ottobre 2010

contatti

certo che l'uomo è una bestia strana.
o forse sei solo tu, il resto del genere umano si muove dritto sui cardini della logica e della coerenza - ma tu non riesci a trovarli, non li sai seguire, non li vedi, non capisci.
sarebbe divertente guardare da fuori la giostra folle di cui mi sforzo invano di tenere il ritmo, scandito da sotterfugi cadenzati e balle cantilenate a denti stretti in un sorriso.
the monkey in my lugs se la starà spassando.

la parte più buffa è quella del contatto con l'altro, il contatto fisico, senza alcun dubbio.
anni e anni passati a creare barriere, a definire spazi,
per poi accorgerti che quel che vuoi è che qualcuno superi la barriera e riempia lo spazio - sono lì apposta per dare importanza e sacralità al suo gesto.
tu
sì tu,
tu che sei mio amico,
tu che non mi hai mai vista,
tu che passi per caso senza voltarti,
tu che leggi che corri che ami che vivi,
vieni, avvicinati, guardami, allunga la mano in questo spazio gelatinoso, questa collosa terra di nessuno che mi avvolge, affondaci la mano,
e toccami.

e invece
- gesti mimati da lontano, barriere che si toccano si sfregano si amano
sotto gli occhi tristi di chi devono proteggere.

[per fortuna ci sono le poesie mandate ogni sera via internet]