martedì 30 marzo 2010

(evitiamo di pensare ai catastrofici risultati delle regionali immergendoci in estasi mistiche)

terza ora di storia&filosofia.
ore 18:45.
temporale, tuoni e lampi. dopo i simpatici risultati delle ancora più simpatiche elezioni, sa molto di "potrebbe andare peggio - potrebbe piovere!"

ma se quando esci da scuola inizia a piovere col sole...
è davvero un momento magico. cristo che rinasce, o che viene creato da milioni di speranze.
l'assoluto che si svela, che ti viene a salvare da un mondo meschino.
e visto dall'alto, questo mondo è bellissimo.

estasi mistica in una luce generatrice,
che apre gli occhi su piani alternativi.
non cancella le contraddizioni, le antitesi, ma ti lascia intravedere una sintesi sublime e stranamente immanente...
lo sai di essere magico, mondo?
lo sai di essere bello,
sai che ti amo oltre ogni possibile logica?

domenica 21 marzo 2010

moto armonico

funzione continua, periodica.
eterna e monotona.
ti culla e ti angoscia, sempre uguale e sempre diversa, infinita e determinata in ogni suo punto da regole ferree.
alto e basso, tira e molla, me e te,
io e non-io,
gioia e dolore,
angoscia ed euforia,
tutto si rincorre senza un motivo, uno scopo, un risultato.
si torna sempre al punto di partenza,
un po' diversi e sempre gli stessi,
prevedibile.
ma non finisci mai di stupirtene,
di piangere e di ridere.

guardando attraverso un vetro, a volte ti stupisci di quello che non senti.
sono sempre i buchi che si sentono con più forza,
l'assenza di qualcosa.
si vede bene con le apparizioni momentanee:
sul momento non ti rendi bene conto, è troppo strano anche per stupirsene.
ma tutte le volte che passi in quel posto, dopo, ti meravigli che il miracolo non si ripeta.
quando svanisce un'abitudine è diverso: ti aspetti che tutto cambi, e in realtà non cambia nulla.

tuffi nel passato.
come se nel passato non ci vivessi già di mio!
ma il mio passato è subliminato, ripensato, depurato.
quando ti riportano quel che era veramente, di solito ti senti incredibilmente stupida.
o ti rendi conto all'improvviso di come tutto sia cambiato - e non ti fa male, fa solo un po' ridere.
ma ci sono punti dello spaziotempo entangled, legati da emozioni pure.
e a volte ti ritrovi catapultata in istanti già vissuti,
nella gioia pura,
nell'assenza di pensieri,
in un salto e una canzone.

il processo di produzione della luce non può che essere sociale.

venerdì 19 marzo 2010

(hi, world. how are you today?)

sun is shining!
please, please, let it shine.

(thanks)

e il sole cala pianopianopiano,
e tu ridi,
e butti la testa indietro e vedi
all'improvviso
una stella.

e sei felice,
e intorno non c'è altro che luce,
anche se ormai è tardi.
non sai da dove viene, e non puoi saperlo
e non importa,
c'è.
e, alla fine, questo mondo lo ami alla follia.

domenica 14 marzo 2010

dietro lo specchio (ovvero "preghiera dell'angelo custode")

bella.
che strano: è tanto che la conosco, e non mi ero mai accorta di come fosse
bella.
soprattutto quando è concentrata:
bella.
lingua tra le labbra, mano ferma, e mi guarda con due occhi diversi.
bella.
piega un po' la testa e mi guarda,
bella.
che strano, è tanto intenta da tenere la bocca aperta, ma è
bella
lo stesso. ora più che mai.
bella.
è diversa, ora. come una magia. ha uno sguardo diverso, stano, novus.
bello.
e quelli? mai visti. continua a toccarli, a giocarci... e sorride. chissà da dove vengono. mi piacerebbe passare di là, ogni tanto, vedere com'è.
bella.
starei a guardarla per ore, cercando di capire cosa mi dice, cosa pensa, come fa a muoversi in quel mondo strano.
e invece niente:
se ne va... non fatele del male,
non oggi che è così
bella.

giovedì 11 marzo 2010

(to kill a mockingbird)

la neve
il sibilo degli sci
il ritmo dei passi in montagna
il rumore dell'aria l'attimo in cui, nuotando, respiri
il cadere delle foglie
il ticchettio dell'orologio...
ci sono cose che hanno la straordinaria capacità di frantumare i nessi logicotemporali, e di restituirteli tutti diversi:
diventa centrale l'attimo e non il contesto, il particulare ma non il singolo, l'antitesi e non la sintesi....
sono cose che vengono da lì, dal punto in cui si fabbrica la luce, da dove tutti la rubiamo per poi perderla subito - e lasciare che venga raccattata e immagazzinata, nell'isola del tempo perso o all'ultimo piano delle case.
sono cose che ti privano di ogni punto di riferimento, alienanti. se le guardi troppo a lungo, ti perdi... ma perdersi, e annullarsi, è il modo più comodo per arrivare ad essere il Tutto, forse.
e allora le guardi e ti inghiotte il silenzio,
sospeso nel nulla l'istante prima di cadere,
l'istante dopo esserti lanciato.
e sai di non poterle avere, perchè forse non esistono neppure (e poi, a stringere troppo, rischi di ucciderli.), e
se potessero essere possedute, non le ameresti.

mercoledì 10 marzo 2010

(neve)

la neve ha qualcosa di profondamente illogico, ed è per questo che mi piace, in realtà.
un'immensa coltre bianca che copre tutto, dividendoti dal mondo circostante, lasciandoti sola coi tuoi pensieri e con le tue emozioni, che rimangono l'unica realtà e l'unico punto di riferimento.
abbandonati a fluttuare nel nulla, tutti i gesti perdono di significato.

ma nello stesso momento ogni minimo movimento diventa importantissimo, centrale, unico, necessario.
la neve frantuma la finalità, e la riconduce all'essenza.
catalizzatore di emozioni,
un po' come le spirali.

domenica 7 marzo 2010

joyce

paralysis - epiphany - escape.
tentativo di escape.
eveline... evy!
perchè? perchè no?
vai, corri, fuggi.

se non in questo, in un altro mondo.
in un sogno.

leopardi e il suo pessimismo storico vedevano nella ragione e nel progredire della scienza la causa della crescente infelicità dell'uomo: la ragione ci svela l'impossibilità di raggiungere quel piacere infinito che è l'essenza della quete.
ma se a un certo punto la scienza stessa diventa indeterminata?
non posso lo stesso arrivare alla felicità?
se le mie illusioni sono sogni qui, potrebbero essere realtà altrove.
potrebbero essere realtà per un'altra me in un altro mondo,
dove vivo comunque io.
dove vivo in sogno.
(se si invertisse il processo storico, e le illusioni tornassero a dominare, nessuna coscienza potrebbe far collassare le sovrapposizioni di stati).
e poi, se l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo si toccano,
il piacere momentaneo, istantaneo, immediato, indefinito, non quantificabile, scisso, atemporale,
è la felicità.

ps: "sigh"?

lunedì 1 marzo 2010

past

è un po' come se
improvvisamente
i miei elettroni

fossero diventati positroni.

(e comunque ci sarebbe da chiedersi in che mondo, secondo gli inglesi, il past sarebbe simple e il present perfect)