domenica 21 marzo 2010

moto armonico

funzione continua, periodica.
eterna e monotona.
ti culla e ti angoscia, sempre uguale e sempre diversa, infinita e determinata in ogni suo punto da regole ferree.
alto e basso, tira e molla, me e te,
io e non-io,
gioia e dolore,
angoscia ed euforia,
tutto si rincorre senza un motivo, uno scopo, un risultato.
si torna sempre al punto di partenza,
un po' diversi e sempre gli stessi,
prevedibile.
ma non finisci mai di stupirtene,
di piangere e di ridere.

guardando attraverso un vetro, a volte ti stupisci di quello che non senti.
sono sempre i buchi che si sentono con più forza,
l'assenza di qualcosa.
si vede bene con le apparizioni momentanee:
sul momento non ti rendi bene conto, è troppo strano anche per stupirsene.
ma tutte le volte che passi in quel posto, dopo, ti meravigli che il miracolo non si ripeta.
quando svanisce un'abitudine è diverso: ti aspetti che tutto cambi, e in realtà non cambia nulla.

tuffi nel passato.
come se nel passato non ci vivessi già di mio!
ma il mio passato è subliminato, ripensato, depurato.
quando ti riportano quel che era veramente, di solito ti senti incredibilmente stupida.
o ti rendi conto all'improvviso di come tutto sia cambiato - e non ti fa male, fa solo un po' ridere.
ma ci sono punti dello spaziotempo entangled, legati da emozioni pure.
e a volte ti ritrovi catapultata in istanti già vissuti,
nella gioia pura,
nell'assenza di pensieri,
in un salto e una canzone.

il processo di produzione della luce non può che essere sociale.

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