giovedì 26 agosto 2010

vjera rostòva

[e dire che la sua ansia di onniscienza non risparmia neanche i baffetti di liza...
e non si è mai chiesto in che mondi fuggiva, distogliendo lo sguardo appannato da felicità a cui non era invitata, da risate che sarebbero potute essere sue.]

non è che fosse passato poi troppo tempo, dall'ultima volta che ci ero stata.
210 giorni, mi dice il mostro - e senza questo mare di informazioni inutili non saprei come affogare la noia.
eppure... eppure era cambiato tutto.
con la neve si era sciolta la poesia.
e anche tutti i contorni, gli obiettivi, le storie, le parole, l'euforia, i sogni.
ma era tornato alla luce quello che la neve aveva conservato, nascosto... non so, una sorta di amore malinconico, di affetto per il creato, senza un oggetto preciso.
e amare tutto e tutti, sacrificarsi per sempre per amare significava non amare nessuno, significava non vivere di questa vita terrena, come disse andrej - e forse è per questo che non lo so dire, e ho passato giorni a disegnare spirali su fogli che trovo per caso studiando italiano.

solo che io ho paura del vuoto. come ho paura del buio.

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