giovedì 27 maggio 2010

dalla regia

strano. proprio strano, come guardare le cose dall'altra parte.
come essere in un altro luogo,
nel punto dove va a morire la tangente,
nella barriera gelatinosa dello specchio.
altrove, in nessun luogo, ovunque.

ok, forse esagero.
ma il teatro ha qualcosa di assurdamente magico. meravigliosamente potente. crea mondi, sconvolge l'ontologia del reale senza preoccuparsi della coerenza, cristallizza la quarta dimensione - come ebbe a dire qualcuno.
e se quando reciti sei dio, la forma, delirio onnipotente ed eterno, possiedi il tempo e lo annulli in te,
e quando assisti sei materia, metti a disposizione la forza vitale e ti fai plasmare, ti dimentichi chi sei e diventi altro, tutto, vivi al di fuori della tua stupida maschera e così facendo dai forza alla creazione (veder recitare in un teatro vuoto è impressionante, innaturale),
lei
chi è?
lei, lui, io. noi, nascosti dietro l'ultima fila, sensi all'erta, costretti a rimanere nella nostra pelle, lontani dalla creazione che senza di noi non sarebbe possibile, attenti a monitorare tutto, esultare o piangere in silenzio
luce 27 traccia 12 buio sipario sfuma archetto 6 buio tutti luce sfuma sfuma video buio traccia 18 luce in proscenio
lei, che guarda in silenzio la sua creazione prendere vita, e sorride, ed è suo, tutto questo, in fondo:
lei lo sapeva, come sarebbe stato? se lo immaginava? l'aveva visto, vissuto?

sei in fondo, al di fuori di tutto, sveglio, attivo, reattivo.
non sei rapito dal vortice creativo e non ti lasci andare.
galleggi a metà, appeso per un piede alla luna.
ed è meraviglioso e magico lo stesso.

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