domenica 23 maggio 2010

"coccaaaa, i cucchiai!"

primo pomeriggio di sereno cazzeggio.

adoro perdere tempo.
camminare e guardare le nuvole.
fare a pezzi il prato, strappi un filo lo sventri togli metodicamente tutti i semini e poi lo dividi in parti uguali e ricominci.

adoro essere al centro dell'attenzione,
essere teatrale,
essere utile,
fare qualcosa,
fare rumore
- e qui non ci sono persone che ho paura di sporcare, di contaminare, sono tutti rumorosi, ci si ruba la scena con serena competizione.

adoro ripensare,
smontare e rimontare,
far venire il mal di mare alla gente
e riderne un po'.

insperato, non c'è che dire. probabilmente è stata solo una congiunzione astrale favorevole, unita a qualche bicchiere di vino... ma notevole, decisamente.
la cosa bella dei teatranti è che puoi fare tutto il rumore e le scenette che vuoi - e sorridi, e urli, e giri, e ti inchini con fare seicentesco quando il dovere ti chiama, tu dama dei cucchiai e delle teorie egocentristiche. e così facendo sei, esisti, vivi, proteggi a costo della vita pentole di fagioli e ridi, e fai compagnia e abbracci e graffi e sibili e decidi una buona volta che espressione fare, perchè è tutto un gioco. perchè le espressioni un po' strafottenti, un po' autoritarie, un po' superiori sono facili, e non rischi di cadere in patetici cartelloni pubblicitari.
le conferme vengono da piccole cose. dall'essere riconosciuta, inserita tra le cose normali - da quello sbuffo irritato e sorridente, "lo so". dai ricordi non troppo univoci e non troppo chiari, dalle pretese da smontare. da questa esaltante follia, nuovo frizzante e stupido amor fati.

[zeno aveva la matita e la potrona club, io un pouf e il computer.]

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